Attenzione alle famiglie nella prossima legislatura

By 22 Settembre 2022 News No Comments

Quando si parla di crisi demografica si immagina qualcosa di distante, per cui la responsabilità non cade sui singoli cittadini. Un fenomeno più grande di noi che però ha conseguenze sull’intera comunità e sulla vita di ciascuno. Ogni anno ci accorgiamo che nascono sempre meno bambini e la popolazione è sempre più anziana perché diminuiscono i giovani. Le conseguenze sono tante. Ce ne accorgiamo tra i banchi di scuola quest’anno ci sono circa 150mila studenti in meno, ce ne accorgiamo con i territori, specialmente quelli dell’Italia centrale che si spopolano. È un cane che si morde la coda: con meno giovani sarà più facile incontrare politiche meno attente alla condizione giovanile e ai percorsi di istruzione. Ma le conseguenze si allargano vanno verso l’assistenza degli anziani, verso il rinnovo delle forze lavoro, verso la sostenibilità del sistema di welfare (le pensioni, la sanità). Per leggere gli altri contributi cliccare qui.

I demografi prevedono che tra circa vent’anni ci saranno circa 9 milioni e 400mila persone in meno nella popolazione attiva. Un punto di rottura per il sistema non ci saranno risorse per sostenere il welfare, le attività produttive avranno problemi di personale, le cure degli anziani soli ricadranno su adulti sovraccarichi perché figli unici. Nel breve periodo il calo potrà essere solo tamponato. La previsione migliore prevede una diminuzione di circa 3 milioni, solo se la politica avrà la capacità di accompagnare il fenomeno. A quel punto si potrà invertire la rotta. 

Dovremmo ricordare che non c’è un’alternativa per la nostra società. A queste motivazioni se ne dovrebbe aggiungere un’altra: quando mancano i giovani si indebolisce la speranza, perché un popolo che non vede i suoi bambini e i suoi ragazzi non ha la prospettiva e la predisposizione per proiettarsi verso il futuro, finisce per concentrarsi sull’ombelico del suo presente rimpiangendo il suo passato.

La scelta di diventare genitori

Pari opportunità, conciliazione dei tempi di vita sono temi che si collegano principalmente all’interesse individuale. La loro assenza, però, diventa determinante per l’intera società. Entrambe sono condizioni essenziali per scegliere di diventare genitori. Essere papà e mamma non è l’unica, né la più urgente aspirazione tra i giovani. Ci sono le aspirazioni professionali, la ricerca di autonomia, la voglia di vivere esperienze di mobilità. Oggi c’è bisogno di creare le condizioni affinché una famiglia si formi.

Le famiglie vivono una transizione epocale. Si sta abbandonando il modello patriarcale che ha organizzato la vita familiare del passato. L’assestamento riguarda le dinamiche tra i partner all’interno della coppia, la capacità di ridisegnare i ruoli, di riequilibrare i rapporti di potere, di gestire le conflittualità. In questo tempo si stanno ricostruendo nuove identità di genere (soprattutto maschili) e identità genitoriali. 

Sostenere politiche che concilino tempi di vita e di lavoro che promuovano il lavoro femminile e il lavoro giovanile potrebbe creare un clima più sereno nel quale vivere il passaggio. 

Un passo in avanti

Le politiche per la famiglia hanno ricevuto un forte impulso nella XVIII legislatura che si sta per concludere. Con il Family act è stato disegnato un pacchetto di interventi nuovo per lo scenario italiano: oltre all’assegno universale che estende il contributo economico a tutti i nuclei familiari con figli a carico sono state messe in campo proposte per una diversa conciliazione vita lavoro, per sostenere le spese educative per i figli, per riformare i congedi parentali, per aumentare la possibilità di accesso alla scuola dell’infanzia.

Queste misure ovviamente avrebbero bisogno di essere implementate, verificate e modificate per diventare realmente efficaci. Ecco un’eredità che il Parlamento che si formerà dopo le elezioni del 25 settembre 2022 dovrebbe raccogliere e rafforzare.

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