«La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione»: questi versi di una canzone di Giorgio Gaber hanno superato da poco i 50 anni, e a distanza di mezzo secolo c’è da dire che almeno in parte quel malinteso sulla libertà che segnalava nel 1972 sembra essersi radicato. In quella canzone, scritta con il pittore Sandro Luporini, Gaber si poneva una serie di domande: “È sufficiente, per essere liberi, avere un’opinione? Libertà è semplicemente poter consumare e soddisfare immediatamente i propri desideri più materiali? Libertà è riuscire a piegare la natura al proprio volere grazie ai prodigi della tecnica? Il voto e la libertà di espressione sono sufficienti a definire l’esistenza e la vitalità di una Democrazia?”. Quanti temi attuali si intravedono in questi versi: la disinformazione e le fake news, la fatica nel distinguere i diritti dalle pretese e quella nel percepire i propri doveri connessi alla tenuta della vita democratica, uno sviluppo scientifico e tecnologico che non riesce a portare con sé, allo stesso passo, uno sviluppo umano nel senso della solidarietà e della fraternità…
La Democrazia: una questione trasversale a tutte le sfide
La prossima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, che si svolgerà a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024, arriva dopo più di un secolo dall’avvio di questo appuntamento nazionale, ma festeggia una cifra tonda, quella della Cinquantesima edizione, e non sarà dedicata a un unico tema, ma a una questione trasversale rispetto a tutte le sfide che potremmo individuare nell’agenda del Paese: quella – appunto – della “partecipazione” alla vita democratica.La Settimana proverà ad andare “Al cuore della Democrazia”, questo è il titolo, con l’intento di contribuire a dare voce all’Italia che ha a cuore il vivere insieme, la cooperazione sociale, la cura delle istituzioni, all’Italia che ha esperienze e idee su come migliorare la vita civile, perché la Democrazia non si risolva in una forma di governo o non si riduca a una forma di sondaggio, ma possa essere un modo coinvolgente e inclusivo di trasformare l’oggi in un domani migliore per tutti, da creare con tutti.
La struttura dei lavori: un processo, in stile sinodale
Il tema scelto porta con sé anche uno sforzo di innovazione nell’organizzazione dell’evento: la “partecipazione” non poteva essere un argomento da trattare al modo più classico dei convegni, con (sempre utili) relazioni e limitati (e per questo spesso inconcludenti, va riconosciuto) lavori di gruppo. L’esperienza dei cammini sinodali ha incoraggiato a rivoluzionare l’intera struttura dei lavori, che si è trasformata – come si può ben cogliere dal Documento preparatorio – in un processo che vuole essere il più possibile coinvolgente per tutti i Delegati e le Delegate, ma anche per tutti coloro che visiteranno la città di Trieste in quelle giornate.Il tempo di avvicinamento a luglio 2024 sarà dedicato alla realizzazione di una prima consultazione estesa sullo stato di salute della “partecipazione”, a cui possono contribuire non solo le Diocesi ma anche tutte le realtà promotrici di “buone pratiche”, che già sperimentano modi e soluzioni per favorire l’inclusione, la condivisione di obiettivi, il coinvolgimento attivo delle persone.
Niente ricette, ma strumenti e chiavi di lettura
A Trieste le relazioni “plenarie” saranno concepite come opportunità di approfondimento della diagnosi che emergerà: non offriranno però ricette, ma strumenti e chiavi di lettura, nell’ascolto dell’insegnamento sociale della Chiesa, per immaginare come potersi attivare più incisivamente per promuovere partecipazione e fraternità, valorizzando le opportunità e rimuovendo gli ostacoli. In particolare, i Delegati e le Delegate, raccogliendosi in diversi ambiti di lavoro, saranno invitati a elaborare idee e suggerimenti per l’impegno personale di tutti e di tutte come cittadini, per l’impegno organizzato in campo sociale, e – terzo focus – per l’impegno e l’interazione con la dimensione politico-istituzionale del Paese. I lavori di gruppo seguiranno un movimento sinodale, con una metodologia che alternerà tempi di studio personale, momenti di ascolto in gruppi estesi, sessioni di discussione e rielaborazione in equipe ristrette. Da questo “movimento” – una sfida notevole, se si pensa che il tempo riservato al lavoro creativo dei Delegati sarà quattro volte tanto quello delle relazioni – potranno emergere una serie di indicazioni aperte, utili per individuare vie concrete, su cui anche poter convergere nei territori e a livello di sistema-Paese, per rimotivare alla partecipazione alla vita democratica.Quel che emergerà sarà poi riaffidato al Comitato Scientifico e Organizzatore, che elaborerà le conclusioni a partire dal materiale raccolto.
Discernere i segni di speranza, valorizzare le buone prassi
Qualcuno potrebbe chiedersi dove stia il Vangelo in tutto questo e dove stia la Dottrina Sociale. È una domanda legittima, se si hanno in mente le formule convegnistiche in cui al centro c’è un insegnamento da impartire. Questo lavoro, tuttavia, è già assolto dalle tante scuole e realtà di formazione socio-politica espresse dai Cattolici, così come da ottimi centri di ricerca e di studio, che da anni approfondiscono i principi della DSC, ne studiano le possibili attuazioni in dialogo con le scienze sociali e ne diffondono la conoscenza. I Delegati e le Delegate, che pure saranno invitati e aiutati durante il percorso verso Trieste ad attingere alla sapienza che sgorga dalle fonti del Magistero, avranno, tuttavia, un compito diverso: quello di discernere i segni di speranza che emergono dalla realtà sociale italiana, indicando nuove vie per valorizzare e rafforzare le buone prassi di partecipazione e di servizio al bene comune che ci sono nel nostro Paese, fra i cattolici e non solo. Si pone qui una profonda consonanza con il Cammino Sinodale. Vivere un movimento sinodale significa, infatti, rinforzare un esercizio di fiducia nel “sacerdozio comune”, nella certezza cristiana che lo Spirito parla al cuore di tutti, e proprio per questo può parlare, attraverso ciascuno e ciascuna, anche al cuore della Democrazia. Delegati e Delegate saranno allora interpellati a mettere a disposizione competenze, conoscenze ed esperienze sociali e politiche che già possiedono, nell’auspicio di riuscire a sperimentare buone convergenze e un senso costruttivo di unità nella diversità. Dalla risposta di ciascuno e ciascuna a questo invito, prima ancora che dal movimento impresso ai lavori, dipenderà la riuscita delle giornate di Trieste.
Giovanni Grandi è membro del Comitato Scientifico delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia. È docente di Filosofia morale all’Università degli studi di Trieste. Dirige la Scuola di Antropologia applicata dell’Istituto Jacques Maritain. È direttore, insieme a Luca Grion, dell’annuario di filosofia “Anthropologica” e membro della Direzione della rivista “Dialoghi”, il trimestrale culturale dell’Azione Cattolica Italiana. È stato presidente diocesano dell’Ac di Trieste.
Il Documento preparatorio
La Road-map della 50ª Settimana Sociale in domande e risposte
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