E noi, cosa possiamo fare?

By 20 Novembre 2022 News No Comments

Una santa messa per una “santa” donna, oggi beata, che è stata una testimone profetica di “buona speranza” a cavallo tra ottocento e novecento. Di Armida Barelli e della sua vita interamente a servizio della Chiesa e di un laicato impegnato e attivo, si sa già molto, specie dopo la sua beatificazione avvenuta lo scorso 30 aprile nel Duomo di Milano. Una storia importante da conoscere, per il grande apporto che diede soprattutto riguardo le intuizioni verso un laicato formato, capace di portare nel mondo i valori evangelici di un laicato non solo maschile, ma anche femminile.

Sabato 19 novembre, su iniziativa della Presidenza nazionale dell’Azione cattolica italiana e del Comitato per la canonizzazione, in occasione della prima memoria liturgica della beata Armida Barelli, è stata celebrata una messa presso la chiesa della Domus Mariae a Roma, presieduta dal card. Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede. Circa 250 persone hanno assistito alla liturgia, in un clima di preghiera ma anche di festa.

«Lei ha ricoperto molteplici ruoli e ha fatto molte cose nella sua vita – ha detto il card. Parolin durante l’omelia –: educatrice, fondatrice, amministratrice, dirigente, anche una sorta di influencer, diremmo oggi, in molte battaglie sociali e politiche come quella per l’affermazione dei diritti delle donne, per lo sviluppo di migliori politiche, per il lavoro e la formazione. Per la società e per la Chiesa è stata una donna cattolica che ha anticipato i tempi in un tempo in cui ai laici era riconosciuto ben poco»

E noi, cosa possiamo fare?

Fu un punto di arrivo, quello dell’apostolato della Barelli, conquistato con lungo lavoro interiore assiduo e mai interrotto. La stessa beata si è posta tante volte la domanda cruciale: che cosa farò? Finché fu toccata dalla grazia. Fondatrice della Gioventù femminile di Azione cattolica e cofondatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dell’Istituto secolare delle Missionarie della regalità di Nostro Signore Gesù Cristo e dell’Opera della regalità per la liturgia, in anni complessi come quelli del secondo dopoguerra, anticipò il protagonismo delle donne nella Chiesa e nella società. Affinché le giovani potessero spendersi attivamente nella realtà del proprio tempo, la Barelli si dedicò alla loro formazione e istruzione. «Essere per agire», «istruirsi per istruire», «santificarsi per santificare» erano le parole d’ordine che venivamo proposte alle giovani e che si concretizzavano in una varietà di iniziative ecclesiali, culturali e sociali.

«Tanta intuitività, tanta generosità, tanta forza, tanta determinazione, tanta attività apostolica e tutto questo nasceva proprio dall’amore di Cristo e dall’amore per Cristo e dal desiderio di servire nel modo migliore i fratelli e le sorelle per questo», ha detto il card. Parolin. 

Le reliquie della Barelli

Al termine della celebrazione eucaristica si è tenuta la posa della reliquia della beata Armida Barelli nella Chiesa della Domus Mariae dedicata a Maria Immacolata. A tal riguardo, il card. Parolin ha così concluso: «siamo lieti di posare al termine della celebrazione eucaristica una sua reliquia in questa chiesa della Domus Marie, e facendo tale gesto e ogni volta che entreremo in questo luogo chiediamoci, anche noi come Armida, che cosa possiamo fare? Chiediamoci se vogliamo essere testimoni del paradosso cristiano nel mondo di oggi, nelle sue varie dimensioni, quella familiare, quella culturale, quella economica, quella sociale, quella politica. Vogliamo essere in tutto e ovunque testimoni dell’amore salvifico di Cristo. Perché se oggi è l’incontro con Gesù, oggi è il paradiso. Oggi è la salvezza, oggi è l’impegno». 

Nella stessa giornata, sempre in onore della Barelli, è stata celebrata un’altra celebrazione eucaristica presso il santuario di San Damiano in Assisi, presieduta da mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Armida Barelli, la “sorella maggiore”, riscalda oggi ancora i cuori di tanti. Perché racconta la storia di un laicato “adulto”, impegnato a cambiare il mondo. 
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