Uniti, contro le mafie

By 17 Gennaio 2023 News No Comments

Politica, magistratura, giornalismo di inchiesta. E ancora Chiesa, scuola, università, società civile organizzata: uniti, contro le mafie. Perché tutti siamo interpellati nella lotta al crimine organizzato. Nel nome della verità. Alcuni nomi potranno aiutarci in questa operazione. Quelli di politici, come Pio la Torre o Angelo Vassallo; di magistrati, come Paolo Borsellino o Rosario Livatino; di giornalisti, come Giancarlo Siani o Peppino Impastato; di preti, come don Pino Puglisi o don Peppino Diana; e di tantissimi altri. Uomini diversi. Diversi gli incarichi. Diverse le responsabilità cui erano preposti. Eppure tutti, ma proprio tutti, irriducibili amanti della verità. Riflettere intorno a questa, che potrebbe divenire un’interminabile elencazione di uomini perbene, può condurci a comprendere il senso di una causa che unisce. La natura di un impegno che vola alto sopra ogni interesse di parte, per consegnare alla giustizia di questo paese una “goccia di splendore, di umanità, di verità”.

La “buona battaglia” al servizio della legalità, della pace, della giustizia

Questo è il tentativo di dimostrare che lo Stato ci unisce. Senza alcuna retorica o generalizzazione. Ma davvero oltre i colori di una parte. La testimonianza del lavoro quotidiano di quanti, spesso in silenzio, conducono la propria “buona battaglia” al servizio dello Stato, dovrebbe destarci dal torpore delle polemiche più recenti per invitarci a riflettere, insieme, intorno a ciò che ci unisce. Intorno a ciò che ci vede impegnati al servizio della legalità, della pace, della giustizia. Ciascuno nei propri percorsi. Ciascuno nei propri ambiti di impegno. Ciascuno facendo il proprio dovere. Uniti per il bene, contro il male delle mafie.

È necessario che ciascuno faccia la sua parte

In questo senso l’arresto del boss Matteo Messina Denaro è una straordinaria vittoria dello Stato. Delle forze dell’ordine e dei magistrati che ne hanno guidato le indagini e assicurato la cattura. Di quelle istituzioni politiche che ne hanno sostenuto concretamente le operazioni. Di quanti, scrittori e giornalisti coraggiosi, ne hanno denunciato l’esistenza e sensibilizzato l’attenzione nazionale e internazionale. Di quanti, tra cittadini comuni, ne hanno favorito l’individuazione, collaborando con le istituzioni, rompendo i muri del silenzio, della paura, dell’omertà. Ma perché lo Stato continui ad unirci sotto l’unico nome della legalità e della convivenza civile è necessario che ciascuno, a cominciare da quanti ricoprono i più alti incarichi di responsabilità, si adoperi nella denuncia ferma di quelle frange, di quei pezzi, di quei nomi che ancora inquinano le istituzioni dal di dentro, mortificando il cuore dello Stato repubblicano e l’immagine della nostra nazione. Non si tratta di gettare discredito su questa o quella parte. Ma, al contrario, si tratta di rompere gli schemi, oramai stanchi, di certi linguaggi politicamente corretti, per restituire al paese la determinazione di un impegno autentico, trasversale. Che incoraggia chi denuncia. Che isola chi delinque. Che si unisce al grido di giustizia che vive tra le gente.

E allora nessuno si consideri esente dal dovere e dal potere di fare fino in fondo la propria parte per contribuire a colmare quella “fame e sete di giustizia” che si alimenta intorno a noi. E che questa vicenda ci insegni, tra l’altro, che un arresto eccellente non è un tema che può dividere. Ma bensì un risultato da condividere e valorizzare come monito a camminare uniti con ancora maggiore determinazione lungo le strade della giustizia.

Azione cattolica e Libera: il nostro impegno quotidiano

Aderire a Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie continua a significare da trent’anni per l’Azione cattolica condividerne gli ideali e promuoverne concretamente lo stile e l’azione. Lo testimonia la partecipazione di molti giovani di Ac ai campi estivi promossi da Libera e i percorsi comuni avviati in tante diocesi, che ci permettono di crescere nella consapevolezza che il nostro impegno è improrogabile. Oggi più che mai suonano profetiche le parole di Rosario Livatino, martire della giustizia: «Quando moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». Come ricorda spesso don Luigi Ciotti, la mafia oggi opera in forme magari meno appariscenti di un tempo, ma non per questo meno brutali e pervasive. Occorre conoscere le tante forme di connubio tra sistemi mafiosi, economia e politica a tutti i livelli; occorre annunciare la dignità di ogni persona e di ogni realtà sociale, edificando insieme una città più giusta e trasparente. Questo è l’impegno quotidiano che l’Azione cattolica porta avanti nel Paese, da nord a sud, e dal quale non intende indietreggiare.
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