Per una (r)esistenza democratica

By 7 Febbraio 2024 News No Comments

A 44 anni di distanza Vittorio Bachelet ha ancora molto da dire alla “sua” Azione cattolica che guidò nella stagione della riforma collegata allo statuto del 1969 e ancor più all’Italia, il Paese che servì in quanto vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Rilanciare la sua testimonianza esemplare e declinare per l’oggi l’eredità dell’uomo, del credente, del servitore dello Stato è la vera missione del Convegno Bachelet – Per una (r)esistenza democratica. Come si custodisce la democrazia (Roma, 9 e 10 febbraio).

Arriva alla 44 edizione senza aver mai lasciato passare un anno da quel terribile 12 febbraio 1980 in cui un commando delle Brigate Rosse assassinò Bachelet in un agguato sulla scalinata che porta alla sala professori della Facoltà di scienze politiche della Sapienza di Roma.

Come si custodisce una democrazia

In continuità con il 2023, anche quest’anno l’Istituto Bachelet – è nato in seno all’Azione cattolica italiana nel 1988 per contribuire a una formazione sociale e politica dei laici – ha scelto di mettere al centro dell’attenzione il tema della democrazia. Per una (r)esistenza democratica. Come si custodisce la democrazia è il titolo scelto per l’odierna edizione.

«Percorriamo un tornante della storia in cui certamente è necessario vigilare perché la democrazia continui ad esistere. Non possiamo viverla come un fatto scontato, instaurato una volta per tutte – spiega il presidente dell’Istituto Bachelet ed ex presidente nazionale di Ac, Franco Miano –. Osserviamo il disinteresse di ampie fasce della popolazione per la vita politica. Si esprime al massimo grado al momento elettorale in cui si registrano tassi di astensione che superano talvolta il 50 per cento degli aventi diritto. Tutto questo ci porta a impegnarci per un’opinione pubblica informata e consapevole. E per un corpo elettorale capace di pensiero critico e, di conseguenza, di scelte compiute a ragion veduta».

Democrazia e cammino sinodale

Parole da cui si evince la centralità dei mezzi di comunicazione, entrati in Italia in una crisi che oramai dura da decenni e non permette di intravvedere la luce in fondo al tunnel. Ma non è solo una questione di giornali, tv o informazione digitale. «È necessario tornare a coltivare i luoghi in cui si fa esperienza di democrazia nelle sue diverse espressioni fin da piccoli – riprende Miano –. Pensiamo in particolare alla scuola, all’università, al mondo del lavoro con il sindacato, al terzo settore animato da associazioni e cooperative che eleggono i propri organi rappresentativi. Ma pensiamo anche alla Chiesa che ha imboccato con decisione il cammino sinodale tuttora in corso».

Il programma

In gioco in questo convegno si pone anche l’attitudine democratica che da sempre caratterizza l’Ac, che in queste settimane vive il suo cammino assembleare che culminerà con l’incontro con papa Francesco il 25 aprile; e la diciottesima Assemblea nazionale nei giorni successivi.

In questo contesto si pone il dialogo del 9 febbraio tra il presidente nazionale Giuseppe Notarstefano e mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente del Comitato scientifico delle Settimane sociali dei cattolici italiani. Proprio nel corso di quest’anno, dal 3 al 7 luglio, a Trieste si terrà la 50 edizione della Settimana sociale dei cattolici italiani. E l’attenzione, anche in questo caso, sarà rivolta alla democrazia e, nello specifico Al cuore della democrazia.

«L’Azione Cattolica è da sempre pienamente coinvolta nell’organizzazione e nella promozione delle Settimane sociali – conferma il presidente dell’Istituto Bachelet –. Ci ritroviamo in piena sintonia nei temi e in particolare nell’accostarci alla democrazia non solo come a una delle possibili forme del vivere civile, ma come elemento sostanziale della nostra società».

Per questo l’introduzione al convegno, dello stesso Franco Miano, mette a fuoco Il metodo democratico come modo d’essere e come stile. Ecco l’università, la scuola e il lavoro nel confronto tra Carla Danan (Università di Macerata), Ludovica Mangiapanelli (vicesegretaria del Msac) e Vera Negri (Università di Bologna.

La seconda sessione mette invece a fuoco il pluralismo come elemento essenziale della democrazia. Le istituzioni e le autonomie locali, i centri di potere e i loro equilibri, economia e informazione, con gli interventi di Giusy Caminiti (sindaco di Villa San Giovanni), Stefano Ceccanti (costituzionalista), Monica Di Sisto (giornalista economica) e Marco Ferrando (vicedirettore di Avvenire). A chiudere il convegno la consegna del Premio “Vittorio Bachelet” per la migliore tesi di laurea del 2023.

Vittorio Bachelet parla alle nostre coscienze

«Vittorio Bachelet continua a parlare alle nostre coscienze oggi – conclude Franco Miano – e ci trasmette in particolare un messaggio di unità, in un momento storico in cui a tutti i livelli sembrano prevalere l’individualismo, l’autonomismo, la logica settaria dell’interesse particolare sul più ampio orizzonte del bene comune. Nell’Ac come nel Csm, Bachelet ha sempre saputo mettere insieme le persone, ascoltarle, valorizzare il loro pensiero, raggiungendo risultati solidi e duraturi nel tempo, e questa dote gli è stata riconosciuta unanimemente, anche da parte di chi non lo aveva votato. Di fronte alla tentazione della separazione, sulla sua scorta, possiamo impegnarci in una logica di unità».
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