Nessuno può salvarsi da solo

By 21 Gennaio 2023 News No Comments

«Quest’anno il tradizionale seminario di approfondimento sul Messaggio per la giornata mondiale della pace 2023, promosso dall’Istituto di Diritto internazionale per la pace “Giuseppe Toniolo”, dall’Azione cattolica italiana e dalla Pontificia Università Lateranense, assume un significato particolare. Abbiamo sempre pensato che la pace fosse un bene da custodire e per il quale lavorare giorno dopo giorno. Il moltiplicarsi di conflitti nel mondo e la guerra in Ucraina manifestano un’instabilità crescente di cui siamo preoccupati e che ci chiama alla responsabilità. Il seminario apre dunque una stagione nuova e intensificata di impegno dell’Istituto. In questo senso, le parole di papa Francesco richiamano alla responsabilità creativa di plasmare una nuova fraternità globale: come ha sottolineato il Pontefice, la crisi pandemica non è servita a farci comprendere che la solidarietà globale è l’unica strada per la convivenza pacifica dei popoli. Serve lavorare per la democrazia e i diritti – a partire da quello alla salute – per creare condizioni di pace. Abbiamo cercato pertanto – con i relatori che sono intervenuti al seminario e grazie all’alleanza con la Pontificia Università Lateranense – di assolvere al compito di pensare regole di diritto internazionale più efficaci e cogenti per prevenire i conflitti e avviare processi di risoluzione delle guerre in corso». Andrea Michieli, direttore dell’Istituto Toniolo, traccia le linee di lavoro non solo del seminario di studio che si è svolto venerdì 20 gennaio alla Pontifica Università Lateranense, Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace, ma di un possibile e sperabile impegno per il futuro.

Testimoni di pace

«Nel messaggio riecheggia, con toni modernissimi, il più antico cuore della definizione cristiana della pace». Sandro Calvani, presidente del Comitato scientifico dell’Istituto Toniolo, in collegamento da Bangkok dove risiede da anni, spiega come la pace sia innanzitutto il frutto di una testimonianza personale profetica. «Fin dalla beatitudine evangelica degli operatori di pace, proclamata da Gesù Cristo, passando per San Francesco d’Assisi, nel suo Cantico delle Creature e la preghiera semplice per la pace a esso ispirata ottocento anni fa, passando per la visione di Tommaso Moro di popoli pacifici e felici nel suo romanzo Utopia, cinquecento anni fa, e quella moderna e attuale del pastore battista Martin Luther King e di San Giovanni XXIII nella sua Pacem in Terris, fino alle visioni di don Tonino Bello trenta anni fa sulla vocazione degli operatori di pace, i seguaci di Gesù Cristo hanno sempre perseguito una visione della pace olistica, universale, multisettoriale e interculturale». Lo sfondo di quelle visioni eterne della pace, che papa Francesco ci ricorda reinterpretandole alla luce della poli-crisi moderna, è l’interdipendenza ineludibile di tutti gli esseri umani, prima ancora che quella di tutti i popoli e di tutti gli Stati. 

I numeri della crisi

Quest’anno, dice Calvani, le coordinate che definiscono la poli-crisi non offrono un bilancio ottimista e dimostrano la complessità delle sfide per i costruttori di pace. Il bilancio totale della pandemia è stato di 644 milioni di persone contagiate e 6 milioni 630 mila morti. Inoltre, 40 milioni di nuovi disoccupati nel mondo, con un aumento di oltre il 20% in due anni, il più grande degli ultimi trent’anni. Novantasette milioni di nuovi poveri e una retrocessione di due anni della riduzione della povertà. Il numero di persone colpite dalla fame a livello globale è salito a 828 milioni nel 2021, con un aumento di circa 46 milioni dal 2020 e di 150 milioni rispetto al 2019. 10,4 milioni di nuovi orfani, bambini che hanno perso un genitore o una persona che si prende cura di loro. In Italia, 73.000 imprese italiane chiuse, di cui 17.000 non riapriranno. L’impatto diretto della pandemia sugli italiani: 24 milioni di contagi e 184.000 morti, cioè il 20% in più degli italiani civili morti nella Seconda guerra mondiale.

Guardare oltre il confine

«Se guardiamo anche oltre confine – è il ragionamento di Calvani – in quello che la storia ricorderà dei primi tre anni del terzo decennio del terzo millennio, il Covid non sarà affatto l’unico protagonista. I ruoli principali li giocano il cambiamento climatico, i conflitti senza sbocco che stanno causando disordini sociali, instabilità finanziaria, grave insicurezza alimentare, disuguaglianze imponenti, diritti negati, flussi di rifugiati senza precedenti. Il risultato finale è la crisi di sistema che ormai è facile intravvedere. Si tratta di una poli-crisi globale, così disordinata e poliedrica, che nessuno ne ha ancora trovato una macro-definizione. Da essa e dal basso sta nascendo una nuova civilizzazione. I politologi e i diplomatici la chiamano “crisi a cascata”; i sociologi e gli ambientalisti parlano di “collasso eco-sociale”; i biologi vedono “la grande estinzione”: ne hanno le prove, visto che circa un milione di specie animali e vegetali rischiano l’estinzione e che la biodiversità sulla Terra ha perso il 60% dei vertebrati tra il 1970 e il 2014. Cinquant’anni fa, il rapporto del Club di Roma del 1972, I limiti dello sviluppo, lo aveva previsto. Non gli abbiamo dato retta. Dobbiamo cambiare rotta alla svelta».

Tre analisi per superare il guado

Il seminario, in questo senso, ha proposto tre chiavi di lettura. La prima analisi su Covid-19 e diritto alla salute: una ripartenza?, è stata affidata a Nicoletta Dentico, responsabile del programma di salute globale della Society for international development. Secondo l’Oms, il diritto alla salute è un diritto fondamentale e universale. E proprio per questo diventa il filo di Arianna per una ricostruzione dei diritti umani e di una vera politica di pace. La pandemia ci ha costretto a fare i conti con l’importanza della salute, e ha messo in silenzio le dinamiche globali performative e produttive dell’economia mondiale. Nonostante questo, i finanziamenti verso la salute stanno diminuendo.

La seconda chiave di lettura, sulla colonna vertebrale della pace tra i popoli, cioè i Diritti umani e il diritto internazionale: come mappa dei sentieri di pace oggi, è stata illustrata da Isabel Trujillo, docente di Filosofia del diritto presso l’Università degli Studi di Palermo. La pratica internazionale dei diritti umani era il vaccino contro la guerra. La cooperazione infatti esclude la guerra e i diritti, e, quando è nato lo Statuto delle Nazioni Unite, assumono il ruolo di doveri delle nazioni. Il dibattito oggi sui diritti umani si intreccia con le cause della guerra, e diventa ancora una volta un dibattito intorno alla guerra.

Il Messaggio della pace

Infine, la terza, un’analisi del messaggio della pace nel sessantesimo anniversario della Pacem in terris, è stata presentata da Giulio Alfano, docente di Filosofia politica presso la Pontificia Università Lateranense. La pace non è solo assenza di guerra, così scriveva San Giovanni XXIII nella Pace in terris, ma è un insieme di relazioni positive tra gli individui e tra le comunità. Il Papa non propone un ordine morale fisso ed eterno: delinea le condizioni, le basi morali della vita individuale e collettiva, e le propone a ogni uomo di buona volontà. Perché, in definitiva, come ci sprona a fare papa Francesco, nessuno può davvero salvarsi da solo.

La fraternità come vero cammino di pace

La fraternità come vero cammino verso la pace. In un mondo così ammalato di guerra, l’unica strada risiede nella scommessa della fraternità.
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