Il seme della Provvidenza

By 16 Gennaio 2024 News No Comments

Quando le bombe cadevano con meno frequenza, si ritrovavano ogni settimana seduti uno accanto all’altro, in cerchio. In questi mesi di guerra tra Hamas e Israele, stanno continuando a vedersi da dietro a uno schermo. E parlano di pace. In Parents Circle – Families Forum li chiamano gli “incontri del dialogo”, in cui si fa esercizio di “narrativa parallela”. Parlano, israeliani e palestinesi, sognando la riconciliazione fra i popoli a partire dalla condivisione del proprio dolore e l’immedesimazione. Anche se da cento giorni è più complicato guardarsi negli occhi.«Da quando hanno negato a mio figlio di sei anni le cure necessarie per sopravvivere, per lungo tempo ho rifiutato di avere rapporti con israeliani – racconta Layla, madre palestinese “in lutto” – finché poi un amico non mi ha fatto conoscere il Forum delle Famiglie di Parents Circle. Quando genitori israeliani hanno iniziato a parlare della morte dei propri cari, ho sentito per la prima volta che eravamo esattamente uguali. Esseri umani, non nemici».

Processi di pace in mezzo alla guerra

Sono 600 le famiglie israeliane e palestinesi che hanno perso un familiare nel conflitto e hanno scelto di fare parte di Parents Circle – Families Forum, un’organizzazione nata nel 1995 per costruire processi di pace in mezzo alla guerra. Con il dialogo, l’incrocio degli sguardi, le lacrime condivise, il desiderio di vendetta si appiana, come una montagna nel tempo. E cresce il bisogno di sentirsi fratelli.«La prima cosa a cui ho pensato quando ho saputo della morte del mio adorato figlio David, ucciso da un cecchino palestinese – dice Robi, madre israeliana e portavoce del Forum, – è stata che nessuno avrebbe mai dovuto uccidere qualcun altro nel nome del mio ragazzo. Con Parents Circle ho capito che conoscersi nel profondo, consente di allontanare ogni paura e rende più chiaro che il processo di riconciliazione a lungo termine è possibile, anche se sembra impossibile».

Lavorare insieme per la riconciliazione

Oltre agli incontri di dialogo tra i membri, il Forum promuove eventi nelle scuole israeliane e palestinesi, per far conoscere i giovani fra loro, fargli toccare con mano la pelle dell’altro. Poi i workshop, le Summer School per i ragazzi, le conferenze per il mondo. Anche se nell’ultimo anno, dopo l’insediamento dell’ultimo governo Netanyahu le attività sono state forzatamente ridotte, l’obiettivo è quello di lavorare insieme per far finire la guerra, influenzando anche la politica e l’opinione pubblica. Questo a partire dalla comprensione reciproca, dall’ascolto, dalla relazione di amicizia. I membri di Parents Circle, come scrivono sul loro sito, «sono contrari all’occupazione» e «credono che la riconciliazione fra le due nazioni sia il prerequisito perché la tregua si trasformi in una pace sostenibile». Perché niente unisce di più, dicono, dello scoprirsi tutti ugualmente vivi e vulnerabili.

Chiudere la porta alla Provvidenza è un grosso rischio

In modo particolare in questi mesi, la pace tra Israele e Palestina sembra un sogno che non trova più occhi disposti a immaginarlo. Le foto atroci dei bambini di Gaza scivolano sui cellulari da settimane e lasciano indifferenti già troppi cuori in Occidente. Le morti innocenti, i giornalisti che filmano tra le macerie, le madri in lacrime. Si fanno calcoli, si conta il tempo, si rilegge la storia, i corsi e i ricorsi, le rivendicazioni di un popolo e quelle dell’altro. Se ci si guarda in viso, il rischio è quello di non vedere più. Non vedere più la luce, non vedere più speranza. Chiudere le porte alla Provvidenza, lasciare che la parola “pace” non abbia più posto accanto a “Terra Santa”, è un grosso rischio. A volte si ha bisogno di vedere con i propri occhi, e Parents Circle – Families Forum permette di farlo. Permette di vedere la pace possibile in un piccolo seme.  Per questo saranno Robi e Layla, madri “in lutto” che hanno trasformato il rancore in fratellanza, le testimoni della Veglia per la pace 2024, organizzata dal Settore Giovani dell’Azione Cattolica di Roma il prossimo sabato 20 gennaio, dalle ore 20.15, nella Basilica di Santa Maria in Ara Coeli. Al momento di preghiera sono invitati tutti i giovanissimi, i giovani e gli adulti della Diocesi, di ogni associazione e movimento. Perché immaginare la Pace, metterla nelle mani di Dio, è già costruirne le fondamenta.

“Se liberassero l’uomo che ha ucciso David, cosa sentirei? Sarebbe estremamente doloroso, troppo difficile anche solo da descrivere. Ma mentre rifletto, alla fine concludo che ne vale la pena se significa un altro ostaggio liberato e pace per le loro famiglie […] Quale soddisfazione vendicativa proverei se l’assassinio di mio figlio rimanesse in prigione per il resto della sua vita? Questo riempirebbe il vuoto che ci sarà per sempre nel mio cuore?”

(Dalla lettera di Robi Damelin – portavoce internazionale del Parents Circle – Families Forum)
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